Il cliente ha sempre ragione, e questo è un dogma che nessuno si sognerebbe mai di mettere in discussione. Quando però il cliente decide di rivolgersi a un professionista – e fa bene, perché il web design “fatto in casa” funziona solo se si parla di pasta all’uovo – il professionista dev’essere in grado di indirizzarlo verso ciò che è meglio per lui, anche a costo di contrariarlo, se necessario.
Ed è una cosa che i web designer sanno bene perché, salve poche e benedette eccezioni, con ogni cliente si crea sempre almeno una di queste situazioni:
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Qualche piccolo ritocchino al SEO
Perché c’è la foto di una parrucca con la meta-descrizione di un tavolo da giardino, e perché il sito non è indicizzato come dovrebbe? Si è verificata una delle disgrazie più frequenti: il sito era pronto e perfettamente ottimizzato, ma il cliente è intervenuto per dare un piccolo tocco personale. Avrebbe potuto commissionare la variazione che voleva, ma perché non divertirsi a cambiare qualcosa?
Il cliente vuole essere nella prima pagina dei motori di ricerca ma, a differenza del web designer, non ha idea di cosa sia una keyword. In questi casi, forse, la cosa migliore è spiegargli che, sebbene intervenire sul suo sito sia un suo assoluto diritto, in realtà è sconsigliabile che modifichi proprio tutto, e magari dovrebbe limitarsi alla sezione blog, lasciando stare la grafica e tutti gli altri aspetti più tecnici sui quali l’intervento di un principiante può fare solo danni.
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È pronto (in tavola)? NO.
Un altro errore – ammettiamolo: incolpevole – in cui i clienti cadono frequentemente è il confondere un contenuto web con un prodotto materiale. Qualcosa che, una volta pronto, è definitivo e immutabile, come il tavolo da giardino della meta-descrizione.
Ma un sito web non è un tavolo, e questo significa soprattutto che non è MAI pronto, mai finito, ma anzi: spesso ha bisogno di andare online per verificare eventuali malfunzionamenti o perfezionarne alcuni aspetti. Per non parlare degli aggiornamenti. Attendersi da un contenuto virtuale che vada online solo quando è pronto, finito e immutabile, semplicemente non ha senso.
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Virtuale NON è reale
Ancora in tema di confusione tra prodotto fisico e contenuto virtuale: l’idea che il sito debba andare online già nel pieno delle sue potenzialità. Questo fa sì che il lavoro per realizzarlo sia molto più lungo, e che sia molto più facile per gli utenti incappare in diversi malfunzionamenti. Da sistemare tutti insieme, ancora una volta con dispendio di tempo. E di fiducia, perché presentarsi al pubblico con un sito che zoppica non fa mai una buona impressione.
È molto meglio iniziare con un’interfaccia semplice, dotata di poche funzioni essenziali ma ben performanti, e aggiungere progressivamente contenuti. Il che è anche un modo intelligente per solleticare continuamente la curiosità degli utenti.
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La sindrome del carnevale di Rio
“Già finito? Così poco? Non si potrebbe aggiungere qual cosina?”. Si, si potrebbe. Se il cliente vuole, il web designer può aggiungere anche delle ballerine di samba vestite di paillettes che ballano sullo sfondo. Ma, a meno che non si tratti del sito di una scuola di samba, ha senso?
Un sito web dev’essere semplice, immediatamente riconoscibile, veloce a caricarsi e facile da usare anche con lo smartphone. E se il cliente non ci crede, provate a farlo navigare tra le ballerine di samba per trovare un cacciavite.