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19/01/2021

Categoria: Progetti

Speed to Lean: devi essere veloce!

mercoledì, 17 Giugno 2020 da studio24

​Hai mai sentito parlare di Speed to Lead?

Ripensando alla gestione dei contatti su Studio 24

Negli anni, ho valutato che è un aspetto importante che impatta sulla conversione finale.

Con ​”​Speed to Lead​”​ si intende ​il​ tempo che impieghi per trasformare un cliente da “incuriosito”, cioè vede un tuo annuncio FB o articolo LinkedIn e apre un primo canale con te (email, messaggio, ecc.), a “pronto a comprare”.​ ​Ovvero è consapevole della tua offerta, attività e ti da fiducia.

La sfida sta nel far ciò nel più breve tempo possibile.​

In uno studio di #Velocify, le aziende vedono un miglioramento di circa il 390% nel loro tasso di conversione se richiamano entro un minuto dalla richiesta.

Il tasso scende ​​in picchiata​ dopo “solo” due minuti: 160% e cala ​​col passare del tempo​.

Perchè questa risposta così proficua se ti attivi subito?

✔️ dai risposta immediata al bisogno del cliente in quell’istante (sarà super apprezzato come il ghiaccio su una botta calda)

✔️ dimostri interesse​,​ rispetto ​e ​professionalità​ ​​nei confronti dei tuoi potenziali clienti​​

☑️ Infine avrai molte più probabilità di parlare ed entrare in contatto con la persona con potere decisionale di acquisto piuttosto che un assistente se richiami dopo 3 giorni (e hanno pure scelto un tuo competitor!)

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  • Pubblicato il Web Marketing, Progetti, Tecnologia
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Digital strategy: un caso studio in Ticino

giovedì, 16 Aprile 2020 da studio24

Gli ingredienti: un’idea, una azienda reattiva e che non si arrende al momento, una strategia semplice di marketing, un fatturato che supera le aspettative.

In questo periodo molti (anche noi) spingono le aziende a non arrendersi e trovare la via giusta per non farsi abbattere da questo periodo, come ad esempio sviluppare un ecommerce… ma in quanti lo state facendo davvero?

Abbiamo un caso studio in Ticino esemplare nella sua semplicità.

L’azienda è nostra cliente da tanto tempo, uno di quei clienti fidelizzati in cui la fiducia è massima e ti porta a collaborare e a pianificare strategie “ad occhi chiusi”, con massimo supporto da entrambi i fronti.

E’ una azienda di Lugano di produzione al dettaglio di prodotti e come tutte in questo periodo ha visto drasticamente calare il proprio lavoro.

Ma il direttore si è messo seduto e a mente fredda ha analizzato il momento e guardato i propri prodotti cercando una soluzione creativa che potesse trasformare uno di loro in un prodotto utile e richiesto ora dalla gente.

E così è stato, in poco tempo di progettazione ha riconvertito una linea di produzione per un nuovo prodotto.

Si ma noi cosa centriamo? Quando hai un prodotto, bisogna venderlo!

La nostra strategia si è concentrata su due semplici attori: una landing page e Facebook.

Abbiamo realizzato una semplice landing page con tutte le informazioni basilari del prodotto, i contatti e un form per l’acquisizione del lead. Senza fronzoli, diretta e pulita.

Su Facebook abbiamo creato i contenuti per la pagina aziendale presentando il nuovo prodotto e il processo creativo che lo ha portato a nascere, utilizzando dello storytelling.

Abbiamo poi spinto il tutto realizzando una campagna Facebook Ads sponsorizzata con un A/B test sulle creatività e sul copy della descrizione, portando l’utente sulla landing page.

Strategia basilare. Ma visto il momento abbiamo bisogno di andare dritto al sodo per soddisfare una problematica delle persone senza perderle per strada con troppi giri di parole o piattaforme.

Risultati ad ora (ma la campagna durerà ancora qualche settimana):

  • +50.000 impressions

  • +1.000 clic sulla landing page

  • cpc < 0,10 Chf

Ma la cosa più interessante è che con circa 100 Chf spesi finora hanno ordini (+80) per un valore totale di fatturato di circa 15.000 Chf!

E ancora più importante che l’azienda ha potuto reintegrare gran parte del personale per gestire gli ordini, produzione, contabilità, customer care, consegne e installazioni… una buona mano in questo periodo per farcela!

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3 semplici consigli per migliorare la tua attività, anche se ora è ferma.

lunedì, 06 Aprile 2020 da studio24
presenza web

Scopri cosa consigliamo in questi giorni per migliorare la presenza web a chi ci domanda supporto in questo periodo di chiusura delle attività.

 1. Ottimizza la tua presenza web

Migliora la tua comunicazione online, allinea tutto quanto e dai una spinta creativa in più che colpisca. Social media e sito web sono le tue armi di vendita online, devono portare la tua presenza web al top.

2. Adatta la tua offerta

I gusti e le scelte dei consumatori variano spesso a secondo di stagionalità, periodo storico, mode, ecc.: studiale e applicale al tuo target. Non stare fermo (e convinto) sui tuoi prodotti, ma cerca di capire cosa vogliono i tuoi clienti e anticipa le loro scelte. Vendi bulloni o pezzi meccanici? Bene, anche il tuo cliente avrà sicuramente un’esigenza che un tuo pezzo, se modificato, può soddisfare… senza che vada in cerca di altri fornitori 😉

3. Stai vicino ai tuoi clienti

Segui quelli già acquisiti, fagli sentire che sai che ci sono e tieni a loro, fidelizzali e accompagnali in questo periodo dando loro contenuti interessanti o nuove prospettive di acquisto nell’immediato futuro sui tuoi prodotti. Fagli sentire che il tuo business è vivo.

Tu, cosa stai facendo ATTIVAMENTE ora?

Se hai un’attività che vorresti promuovere, ma non sai come fare, inviaci un messaggio e siamo a disposizione per una analisi gratuita della tua situazione.

Contattaci

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Ecommerce? E’ il momento giusto!

martedì, 31 Marzo 2020 da studio24
ecommerce

​ecommerce: vendi online i tuoi prodotti e servizi.

Un’analisi Nielsen degli ultimi giorni ha segnalato come il trend delle vendite (ecommerce) di prodotti di largo consumo online  da lunedì 24 febbraio a domenica 1 marzo sia stato del +81%.

(https://lnkd.in/et9azw4)

I hashtag#ticinesi risultano essere gli acquirenti svizzeri più attivi del web: il 42% degli abitanti del Canton Ticino compra merce online più di dodici volte all’anno.

(https://lnkd.in/eGHuZuH)

Questa chiusura forzata delle attività ha portato inevitabilmente agli acquisti online.

​Da ora in poi la gente sarà ancora più affine all’acquisto online dei prodotti. Ancora di più perchè il trend, anche in Svizzera, è in costante aumento.

Hai mai pensato quindi di portare online la vendita dei tuoi prodotti? E’ il momento giusto.​ per un aprire un ecommerce.

Solo alcuni punti chiave su cui pensare:

– i volumi di affari sono in costante aumento

– si apre un mercato molto più vasto di potenziali consumatori

– si possono mettere in atto azioni di webmarketing dirette per finalizzare le vendite e fidelizzare i clienti per upsell futuri

– lo store online è operativo H24 con costi ridotti rispetto ad uno offline.

Se vuoi affidarti a Studio 24 per lo sviluppo di un sito web e-commerce, siamo a disposizione.

Contattaci

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4 convinzioni errate sul web design

lunedì, 23 Marzo 2020 da studio24
web design

Il cliente ha sempre ragione, e questo è un dogma che nessuno si sognerebbe mai di mettere in discussione. Quando però il cliente decide di rivolgersi a un professionista – e fa bene, perché il web design “fatto in casa” funziona solo se si parla di pasta all’uovo – il professionista dev’essere in grado di indirizzarlo verso ciò che è meglio per lui, anche a costo di contrariarlo, se necessario.

Ed è una cosa che i web designer sanno bene perché, salve poche e benedette eccezioni, con ogni cliente si crea sempre almeno una di queste situazioni:

  1. Qualche piccolo ritocchino al SEO

Perché c’è la foto di una parrucca con la meta-descrizione di un tavolo da giardino, e perché il sito non è indicizzato come dovrebbe? Si è verificata una delle disgrazie più frequenti: il sito era pronto e perfettamente ottimizzato, ma il cliente è intervenuto per dare un piccolo tocco personale. Avrebbe potuto commissionare la variazione che voleva, ma perché non divertirsi a cambiare qualcosa?

Il cliente vuole essere nella prima pagina dei motori di ricerca ma, a differenza del web designer, non ha idea di cosa sia una keyword. In questi casi, forse, la cosa migliore è spiegargli che, sebbene intervenire sul suo sito sia un suo assoluto diritto, in realtà è sconsigliabile che modifichi proprio tutto, e magari dovrebbe limitarsi alla sezione blog, lasciando stare la grafica e tutti gli altri aspetti più tecnici sui quali l’intervento di un principiante può fare solo danni.

  1. È pronto (in tavola)? NO.

Un altro errore – ammettiamolo: incolpevole – in cui i clienti cadono frequentemente è il confondere un contenuto web con un prodotto materiale. Qualcosa che, una volta pronto, è definitivo e immutabile, come il tavolo da giardino della meta-descrizione.

Ma un sito web non è un tavolo, e questo significa soprattutto che non è MAI pronto, mai finito, ma anzi: spesso ha bisogno di andare online per verificare eventuali malfunzionamenti o perfezionarne alcuni aspetti. Per non parlare degli aggiornamenti. Attendersi da un contenuto virtuale che vada online solo quando è pronto, finito e immutabile, semplicemente non ha senso.

  1. Virtuale NON è reale

Ancora in tema di confusione tra prodotto fisico e contenuto virtuale: l’idea che il sito debba andare online già nel pieno delle sue potenzialità. Questo fa sì che il lavoro per realizzarlo sia molto più lungo, e che sia molto più facile per gli utenti incappare in diversi malfunzionamenti. Da sistemare tutti insieme, ancora una volta con dispendio di tempo. E di fiducia, perché presentarsi al pubblico con un sito che zoppica non fa mai una buona impressione.

È molto meglio iniziare con un’interfaccia semplice, dotata di poche funzioni essenziali ma ben performanti, e aggiungere progressivamente contenuti. Il che è anche un modo intelligente per solleticare continuamente la curiosità degli utenti.

  1. La sindrome del carnevale di Rio

“Già finito? Così poco? Non si potrebbe aggiungere qual cosina?”. Si, si potrebbe. Se il cliente vuole, il web designer può aggiungere anche delle ballerine di samba vestite di paillettes che ballano sullo sfondo. Ma, a meno che non si tratti del sito di una scuola di samba, ha senso?

Un sito web dev’essere semplice, immediatamente riconoscibile, veloce a caricarsi e facile da usare anche con lo smartphone. E se il cliente non ci crede, provate a farlo navigare tra le ballerine di samba per trovare un cacciavite.

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Reskilling, ossia: adattarsi ai tempi che cambiano

mercoledì, 26 Febbraio 2020 da studio24
reskilling

In un momento imprecisato, poco prima dell’avvento del nuovo millennio, cominciarono a comparire i manager. Parola dall’oscuro significato, ma dall’indubbio fascino, che conferiva un’allure di importanza a chi la sfoggiava. Siamo dovuti arrivare all’house manager, il maggiordomo, per capire che non è tutto oro quello che luccica.

Perché questa premessa? Perché manager è stata la prima di una lunga serie di parole e – spesso – di mestieri, che la gente fa fatica a capire. Lo sanno bene i graphic designer, che probabilmente dicono alla nonna di fare i tipografi. Eppure bisogna saper stare al passo con i tempi, se non si vuole rimanere schiacciati. Perché? Lo spieghiamo in questo articolo.

Cambiare tutto perché nulla cambi (si, stiamo citando Il Gattopardo, se c’era arrivato lui possiamo farcela anche noi)

La rivoluzione digitale, l’industria 4.0 e l’emergere della gig economy ci hanno messo, e in futuro ci metteranno sempre più spesso, davanti a lavori nuovi, non incasellabili nelle categorie tradizionali. È una tendenza che risponde a un’esigenza ben precisa: quella di figure professionali in grado di gestire tutto ciò che concerne le nuove tecnologie, non solo gli strumenti, ma soprattutto le nuove forme di interazione che ne derivano.

Ci sono due modi di affrontare questo cambiamento. Il primo è quello di maledire le automazioni perché toglieranno lavoro all’uomo. È un atteggiamento poco lungimirante, tendenzialmente prerogativa di soggetti facili al populismo. Studi clinici dimostrano che alla domanda: “scusa, che cos’è un’automazione?” nessuno abbia ancora ricevuto risposta da queste persone. Il secondo è affrontare il cambiamento con il reskilling.

Il reskilling: è una cosa che si mangia?

Anche.* Il reskilling non è altro che la capacità di sapersi reinventare accogliendo il cambiamento. Le nuove tecnologie hanno aperto le porte a un nuovo modo di fare impresa sotto diversi punti di vista, e le potenzialità del mercato ad oggi sono praticamente illimitate. E questo in ogni campo: dal marketing alla realizzazione di prodotti fisici, dalle spedizioni alla filiera alimentare.

Saper fare reskilling significa anzitutto abbracciare questo cambiamento, capire quali aspetti possono valorizzare la propria impresa, acquisire le relative competenze. E magari provare anche ad anticipare i tempi battendo la concorrenza. Come possiamo vedere, la famosa automazione non sottrae posti di lavoro, semmai ne crea di nuovi.

Guida pratica al reskilling

Il primo passo, l’abbiamo capito, è guardare al cambiamento con fiducia anziché con sospetto. E se avete bisogno di una piccola spinta: considerate il fatto che il digitale spesso e volentieri porta ricavi più alti a fronte di investimenti iniziali più bassi. Come? In parte grazie proprio all’automazione dei processi produttivi, in parte grazie alle maggiori possibilità di interazione tra soggetti, favorite da un mercato che non contempla limiti fisici. Il rovescio della medaglia, in questo senso, è che chi non saprà adeguarsi prima o poi non riuscirà più ad essere competitivo sul mercato.

Capire in che modo integrare il digitale nella propria attività, e investire nell’innovazione, saranno dunque passi fondamentali per rimanere sul mercato. Ma perché fermarsi alla sopravvivenza? Davanti a un mercato inesplorato, vincerà chi si farà pioniere. Chi si terrà costantemente in aggiornamento, chi non avrà paura di sperimentare, anche eventualmente sbagliando, chi non smetterà di cercare soluzioni nuove e più convenienti. In poche parole, chi farà del reskilling la propria filosofia di vita.

*Infatti, un ottimo esempio di reskilling è la cucina molecolare, che combina l’arte culinaria con la chimica degli alimenti.

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L’incredibile storia dietro l’invenzione del Kaiten-zushi

venerdì, 31 Gennaio 2020 da studio24
Kaiten zushi

Una delle esperienze più belle, in Giappone, è sperimentare la meraviglia che è il kaiten-zushi, quelli moderni con trenini automatizzati o quelli “antichi” con più intimità tra commensali e chef.

La traduzione letterale significa “sushi di rotazione” e si riferisce al modo in cui i piatti si muovono su un sistema di nastri trasportatori.

L’uomo responsabile di questa invenzione, Yoshiaki Shiraishi, ha sviluppato l’idea per superare un problema che aveva come proprietario di un ristorante di sushi molto attivo. Come molte persone che lavorano nel settore, trovava difficile reperire il personale giusto e il turnover dei dipendenti era elevato. Sebbene gestire le persone fosse difficile, trovò anche difficile svolgere tutto il lavoro da solo in alternativa.

Era tra l’incudine e il martello.

Un giorno, dopo una visita a una fabbrica di imbottigliamento di birra Asahi, gli è venuta in mente un’idea. Si chiedeva se un simile sistema di nastri trasportatori utilizzato per spostare le bottiglie potesse essere adattato per risolvere il suo problema.

Sfortunatamente, non è stato così semplice e una serie di problemi hanno afflitto i suoi primi progetti. In primo luogo, Shiraishi-san ha considerato i materiali naturali per il nastro trasportatore, ma ben presto si è reso conto che lavaggi frequenti l’avrebbero fatto marcire e si è spostato sull’idea dell’acciaio inossidabile.

In secondo luogo, ha dovuto capire come e la velocità corretta per spostare i piatti. Troppo in fretta e sarebbero volati di lato. Troppo lenti e avrebbero fatto arrabbiare i clienti impazienti.

Quindi, ha dovuto fare test su test e miglioramenti.

Alla fine, dopo cinque anni di progettazione e sviluppo, il ristorante giapponese ha aperto il suo primo stabilimento di sushi con nastri trasportatori nel 1958.

Il concetto fu un successo strepitoso e Shiraishi-san finì per aprire 250 ristoranti in tutto il Giappone.

Non molto tempo dopo la sua brillante idea si diffuse a livello internazionale.

Quindi se anche tu hai un progetto in mente, ne sei convinto… non mollare!

E se hai bisogno di sostegno nella tua strategia di progetto: Contattaci!

Verremo a trovarti per studiare tutto ciò che ti può servire per far spiccare il tuo progetto.

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Brand, branding e brand identity

mercoledì, 22 Gennaio 2020 da studio24

“Ti calendarizzo la call per briffarti sulla brand strategy”: ora immaginate un tipo con gli occhiali a specchio, il risvoltino e i mocassini senza calzino, e ditemi se non avete avuto anche voi la sensazione, almeno una volta nella vita, che i professionisti della comunicazione digitale parlino come i manager milanesi dei film comici. Almeno una volta nella vita.

Ovviamente non è così e anzi, nessun professionista che si rispetti ricorrerebbe mai agli inglesismi per darsi un tono. Si usa l’inglese perché alcuni termini riassumono più un concetto che un singolo significato, e quindi non hanno un vero e proprio corrispettivo nella lingua italiana. È il caso di parole come “brand”, “branding” e “brand identity”, di cui vale allora la pena approfondire il significato.

Brand: un’altra cosa rispetto alla marca

A dispetto di Google Translate che ci rimanda a “marca”, il brand è costituito da un insieme di elementi visivi, percettivi ed emozionali che la generalità delle persone associa a un marchio. Semplificando al massimo è l’insieme delle idee che le persone associano a un marchio.

Un ottimo esempio di brand, e di differenza tra brand e marchio o logo, è il Made in Switzerland. “Made in Switzerland” non è un marchio, né un’azienda né un logo, ma è un brand a cui le persone associano concetti come precisione, affidabilità e altissima qualità manifatturiera. Questi concetti positivi si riflettono su tutte le attività svizzere, perché spingono le persone ad affidarsi a loro con maggiore sicurezza, e a preferirle rispetto alle altre.

Il brand, quindi, influenza le scelte dei clienti, e per questo la costruzione del brand e di una identity sono attività tanto importanti.

Branding: la costruzione del brand

Gli artigiani svizzeri hanno impiegato secoli di specchiate e onorabili carriere per costruirsi, tramite il passaparola, una fama così solida. Inconsapevolmente, stavano facendo branding.

Il branding, infatti, è l’attività di costruzione e comunicazione di un brand e, per nostra fortuna, oggi non è più un’attività che richiede secoli. Grazie alla presenza di un gran numero di mezzi di comunicazione, e alla loro diffusione massiva, un’azienda ha la possibilità di farsi conoscere in poco tempo, specie affidandosi a professionisti del settore.

Un buon professionista nella comunicazione digitale è in grado, infatti, di studiare un’attività per individuarne gli elementi distintivi e le qualità principali, e realizzare su queste basi un’immagine coerente e veritiera, in grado di valorizzare e far conoscere tutto il buono che un’impresa ha da offrire, tramite strategie di comunicazione che coinvolgono anche la brand identity.

Brand Identity: la differenza si vede, si sente, si tocca

L’imballaggio bianco lucido di un certo eCommerce che vende abiti online, l’inconfondibile rosso lucido di una nota lattina, la forma triangolare di un famoso cioccolato. Tutti questi elementi fanno parte della identity: sono, cioè, elementi percepibili, materiali, esterni, che rimandano immediatamente a una determinata impresa.

Anche in questo caso non si tratta di scelte casuali, ma del frutto di una strategia professionale precisa, che stimola l’affezione e la fiducia dei clienti rendendo un’impresa immediatamente riconoscibile e, in qualche modo, familiare e degna di fiducia.

Vuoi sapere come costruire o rafforzare il tuo brand? Contattaci!

Verremo a trovarti per studiare tutto ciò che ti distingue dalla concorrenza e valorizzare al meglio i tuoi punti di forza, faremo sapere a tutti chi sei!

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Hockey Club Ladies Lugano

lunedì, 03 Settembre 2018 da studio24
progetto social

Siamo felici e gasati di annunciare un nuovo progetto social, una nuova fantastica collaborazione con Hockey Club Ladies Lugano, squadra della massima serie femminile di hockey svizzera.
Il club dopo anni di successi e trofei cambia volto, evolve e noi ci occuperemo per la comunicazione del club dei social networks, del sito web e della grafica.

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La scuola uccide la creatività?

martedì, 03 Luglio 2018 da studio24

We don’t need no education!

Davvero interessante video di Ken Robinson, punto di partenza per molti spunti di analisi e discussione.

 

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