Meno ‘Keywords’ e più ‘Ispirazione’
Il 40% della GEN-Z (13-27 anni) preferisce TikTok e Instagram per le ricerche online invece che Google.
Noi (Millennials o ultra 30enni) abbiamo la forma mentis:
devo cercare qualcosa allora… vado su Google!
Per le nuove generazioni invece, non è così.
Da un rapporto Google è emerso che: “il 40% della Gen-Z, quando deve cercare un posto dove pranzare, non va su Google Maps o Search, va su TikTok o Instagram” (Vice Presidente Senior di Google Prabhakar Raghavan) .
In più… sul campione studiato in USA (18-24 anni) si è notato che il metodo di ricerca è differente: l’utilizzo delle keyword nelle query di ricerca è diverso e c’è maggiore utilizzo delle tendenze social per “lasciarsi ispirare” nelle sezioni ‘Esplora’ o ‘Scopri’ delle varie app.
Sempre più importante è dunque ispirare e trascinare nell’attenzione ed esperienza digitale il proprio target.
(fonte: TechCrunch)
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Sito web in Wordpress incasinato?
Hai un sito web aziendale fatto sulla piattaforma Wordpress, ma non lo hai mai aggiornato, oppure è pieno di plugin e media obsoleti?
SERVE UN LAVAGGIO!
Oggi vediamo insieme come ottimizzarlo a livello generale.
Alcuni piccolo steps suggeriti:
👉 Test con GTMetrix
Testa il tuo sito web con la risorsa online gratuita per poter valutare le prestazioni e le ottimizzazioni necessarie per farlo volare.
👉 Backup del sito con Updraft
Un plugin che reputo fondamentale per avere i dati al sicuro sia in caso di disaster recovery che in caso di migrazione del sito web.
👉 Pulizia generale
Togli il superfluo o l’obsoleto: se hai media e articoli o pagine non pubblicate o indicizzate puoi cancellarle per alleggerire il database.
👉 Cancellazione plugin non necessari
👉 Compressione delle immagini
Comprimi le immagini per salvare spazio e alleggerire le chiamte del front-end ed essere più snello.
👉 Minimizzare CSS – Javascript _HTML
👉 Gestire la Cache
Un buon plugin di cache aiuta la navigabilità del sito e la fruizione dei contenuti da parte dell’utente.
👉 Utilizzare meno script e plugins possibili
Se hai bisogno di supporto…
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Come creare un sito web professionale
Come creare un sito web professionale per promuovere la propria attività imprenditoriale e far conoscere all’utenza i propri prodotti e servizi? In questo articolo vi forniremo alcuni importanti consigli e suggerimenti su come creare un sito web da zero, capace di rispondere ad elevati standard qualitativi.
Ad influenzare la fase di ideazione, progettazione e realizzazione di un sito web professionale vi sono molti fattori. Per sito web professionale intendiamo un prodotto estremamente reattivo, funzionale ed intuitivo da un punto di vista tecnico e capace di portare i suoi frutti (portare traffico e conversioni) in breve tempo.
Ecco tutto quello che dovete sapere sull’argomento!
Come creare un sito internet professionale in totale o parziale autonomia
Un sito web che possa definirsi professionale, dovrà innanzitutto presentare una solida base di ottimizzazione SEO: solo in questo modo il vostro sito sarà infatti in grado di ottenere una discreta visibilità sui più importanti motori di ricerca della rete (Google in primis).
A tal proposito, per la realizzazione del vostro sito dovrete iniziare con la costruzione del layout grafico: quest’ultimo dovrà essere costruito seguendo con il massimo scrupolo alcuni criteri di fondamentale importanza, e in particolare:
- Accessibilità del sito
- Semantica dei contenuti
- Responsività del sito
- Usabilità del sito
Il rispetto di questi criteri è fondamentale per poter passare con efficacia alla successiva fase di ottimizzazione dei motori di ricerca per mezzo della SEO (Search Engine Optimization). Quest’ultima rappresenta un importante strumento di marketing e comunicazione digitale, che insieme alla SEA (Search Engine Advertising – annunci a pagamento pay per click), danno origine alla SEM (Search Engine Marketing).
Per SEM in particolare dovrà intendersi il complesso insieme di tutte le attività digitali finalizzate all’accrescimento della visibilità aziendale, che prevede il posizionamento sui principali motori di ricerca del web.
Queste attività di marketing digitale tendono ad ottenere una migliore rilevazione possibile da parte dei motori di ricerca, attraverso l’utilizzo di appositi spider, consentendovi di ottenere un miglior posizionamento nella Serp dei contenuti presente nel vostro sito web.
Tanto premesso, vediamo nello specifico gli step necessari per la realizzazione di un sito web professionale.
Definire il proprio target e fissare degli obiettivi
Prima di realizzare un sito aziendale da mettere online è sempre importante definire nel merito la propria strategia di comunicazione e di digital marketing, fissando degli obiettivi minimi da raggiungere e definendo il target della propria clientela media.
Solo conoscendo in modo approfondito i vostri utenti, potrete costruirvi con il tempo la vostra nicchia di mercato: così facendo potrete godere di un grande vantaggio rispetto ai vostri competitor, dal momento che il vostro sito aziendale diverrà un mezzo di lead generation.
L’importanza della scelta del giusto dominio per il vostro sito aziendale
Nella realizzazione di un sito aziendale, la scelta del nome (indirizzo) è molto importante. È importante scegliere un nome estremamente semplice da ricordare e che soprattutto sia coerente con i prodotti e servizi offerti. Da un punto di vista SEO è fondamentale che il nome del sito includa al suo interno la keyword principale per la quale si intende posizionarsi: ciò porterà un importante vantaggio nel posizionamento del sito all’interno della Serp.
La scelta di un URL con il proprio nome a volte potrebbe essere un errore, soprattutto se la vostra azienda non è particolarmente conosciuta e si desidera ottenere subito un buon posizionamento nei motori di ricerca.
Scegliere il giusto hosting per le proprie necessità
Un sito professionale dovrà necessariamente risiedere su un server a pagamento. Nella scelta dell’hosting più adatto alle proprie esigenze, sarà importante prima di tutto assicurarsi che l’uptime sia per lo meno del 99.9 per cento. Avere un uptime del 100 per cento è pressochè impossibile, soprattutto se l’hosting è condiviso da più utenti.
Pianificazione accurata delle parole chiave
La creazione di un sito aziendale professionale non può prescindere da un’accurata pianificazione delle parole chiave. L’assenza di una strategia SEO nella realizzazione del proprio sito, si tradurrà nelle difficoltà delle pagine ad essere posizionate e visualizzabili su Google e sugli altri motori di ricerca. Per identificare e scegliere le migliori keywords, sono oggi disponibili sul web strumenti gratuiti e a pagamento.
Pubblicare sul proprio sito contenuti di qualità
Altro aspetto estremamente importante nella realizzazione di un sito aziendale professionale è rappresentato dalla pubblicazione di contenuti di qualità. I contenuti dovranno essere in particolare:
- Lunghi (in numero di parole e di caratteri)
- Pertinenti all’argomento trattato
- Aggiornati
- Utili per l’utenza
- Originali (non copiati da altre pagine, blog o siti)
A tal proposito è sempre importante eseguire un content marketing costante ed efficiente, per ottenere, consolidare e mantenere il posizionamento del proprio sito sui motori di ricerca della rete.
Scegliere i giusti tag
Dopo avere realizzato un contenuto in grado di vantare le caratteristiche sopra descritte, sarà importante scegliere i giusti tag:
- Nomi dei file HTML e relativi Title
- Nomi delle cartelle
- Titoli H1
- Sottotitoli H2
Non dimenticatevi mai che gli utenti andranno a cliccare il link perchè troveranno l’esatta corrispondenza con la ricerca che avranno effettuato.
Creare un sito web professionale: costi
Veniamo dunque all’aspetto dolente: la quantificazione dei costi per la creazione di un sito web professionale. Ovviamente oggi è impensabile creare un sito professionale totalmente gratis e senza costi di produzione e di gestione. È vero che le piattaforme presenti oggi sul web (Wordpress, Wix, Squarespace, ecc) ci offrono la possibilità di realizzare un sito professionale senza necessariamente affidarci ad un programmatore.
È tuttavia importante precisare che per ottenere un risultato professionale è fondamentale affidarsi ad uno specialista, capace di realizzare un prodotto su misura e capace di rispondere ai più elevati standard qualitativi.
Studio 24 è la vostra web agency di fiducia alla quale affidare la progettazione e realizzazione del vostro sito web aziendale in Canton Ticino.
Il nostro team altamente qualificato seguirà con la massima professionalità ogni fase di progettazione, realizzazione e gestione del vostro sito, posizionandolo nelle prime posizioni dei più importanti motori di ricerca della rete.
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Web Vitals: cosa sono e cosa fanno le nuove metriche di Google
Probabilmente siete già al corrente dell’introduzione dei Core Web Vitals, nuove metriche che Google ha voluto inserire con il fine di monitorare quei fattori di connessi alla user experience e alle interazioni degli utenti. Citando un vecchio messaggio pubblicitario, possiamo dire che Google ha deciso di guardare alla qualità oltre che alla quantità. Come, esattamente? Scopriamolo insieme.
Core Web Vitals: cosa sono?
Abbiamo detto che si tratta di fattori connessi alla qualità dell’esperienza. E, infatti, su di essi si basa il punteggio della Page Experience, un valore che determina il posizionamento del sito (insieme a tutti gli altri). Ad oggi, i CWV sono tre:
- Largest Contentful Paint: ossia il tempo di caricamento degli elementi essenziali di una pagina. Secondo Google, questo dato deve rimanere al di sotto dei 2,5 secondi (limite del buon punteggio), mentre oltre i 4 secondi la prestazione è considerata scadente.
- First input delay: si tratta del tempo necessario per interagire con la pagina, cioè il tempo che trascorre dalla sua apertura a quando le sue funzioni sono disponibili e si può effettivamente operare sulla pagina (cliccare sui link, riempire i vari field ecc.) è un valore che, ovviamente, varia a seconda del tipo di pagina, pensiamo ad esempio all’articolo di un blog, o alla pagina prodotto di un eCommerce o a una pagina di login.
- Cumulative layout shift: quanto è stabile la pagina? È questo che determina questo valore: la quantità e la frequenza con cui gli elementi si spostano.
Come si misurano i Core Web Vitals?
Per prima cosa, potete attivare il monitoraggio entrando sulla Google Search Console, andando nella sezione Miglioramenti, e poi Segnali Web Essenziali. Come abbiamo detto, la valutazione va da buona a scarsa in base alla velocità. Ma analizziamoli meglio:
- Valori inferiori a 2,5 secondi sono considerati buoni, da migliorare se compresi tra i 2,5 e i 4 secondi, scarsi se superano i 4 secondi per quanto riguarda il Largest contentful paint;
- I valori di First Input Delay, invece, variano dai 100 millisecondi (buoni) ai 300 millisecondi (scarsi). Tra i 100 e i 300 millisecondi sono considerati da migliorare;
- Infine, i valori di Cumulative Layout Shift sono considerati buoni se inferiori o uguali a 0.1 secondi, da migliorare tra 0,1 e 0,25 secondi, scadenti se superano gli 0,25 secondi.
La misurazione si registra tanto nello sviluppo quanto durante la navigazione web, ragion per cui è stata introdotta anche un’estensione per Chrome. Il browser, quindi, mostra lo stato di ogni Core Vital nel corso della navigazione, e in futuro si integrerà con i dati insights aggregati forniti da Chrome UX Report.
Qualche considerazione finale: i Core Web Vitals e il ranking
Sappiamo già che il posizionamento di un sito su Google si basa (anche) su una combinazione tra SEO e UX. Il posizionamento è, inoltre, già influenzato da elementi come la qualità di navigazione da mobile, la velocità di caricamento, le pubblicità interstiziali e l’HTTPS. Da ora in poi, quindi, a questi dati dovremo aggiungere quindi anche i Core Web Vitals. Una decisione dettata dalla scelta di Google di spostare l’attenzione sull’esperienza degli utenti favorendo quei siti web che offrono una navigazione qualitativamente migliore.
Insomma, come leggere questo dato? Come un’addizione. I CWV non vanno cioè a sostituire i parametri precedenti – che restano quindi essenziali se si desidera un posizionamento dignitoso – ma si aggiungono a questi evidenziando una tendenza non solo a favorire l’aspetto qualitativo dell’esperienza utente, ma più in generale ad avere una visione a 360 gradi delle pagine web. Una scelta probabilmente dettata anche da ragioni di tutela della stessa esperienza Google a fronte dell’emergere di politiche di posizionamento sempre più aggressive da parte di alcuni siti web. In poche parole, se finora avete “giocato pulito”, è il vostro momento!
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SEO, SEA, SEM: di cosa hai bisogno? Breve guida al mondo dell’ottimizzazione
Ogni volta che si parla di strategie di marketing si sottolinea il ruolo fondamentale dell’ottimizzazione per ottenere un’indicizzazione performante sui motori di ricerca. Ma siamo sicuri di sapere di cosa si parla, o abbiamo solo notato che molte di queste parole suonano simili? Spesso la risposta è la seconda, ma non disperate! Abbiamo preparato per voi una breve guida che vi aiuterà a orientarvi nel (magico) mondo dell’ottimizzazione. Pronti? Cominciamo!
SEO: Search Engine Optimization
Con l’acronimo SEO riassumiamo tutte le attività che vanno sotto la denominazione comune di ottimizzazione per i motori di ricerca, ossia quei passaggi necessari perché un sito trovi un buon posizionamento e sia, quindi, facilmente raggiungibile dagli utenti. Se consideriamo che questi spesso – diciamo la verità: sempre – non vanno oltre la prima pagina, capiamo bene quanto la SEO sia importante.
I dati su cui i motori di ricerca basano il posizionamento spaziano dalla presenza di keyword alla struttura del sito, dalla presenza di errori e contenuti duplicati alla semantica, fino ad arrivare alla presenza di backlink e link in uscita. Più sono alti questi valori, più alto sarà il posizionamento. Ed ecco cosa fa la SEO: curare che tutti questi valori siano ottimizzati per ottenere un buon posizionamento sulle pagine dei motori di ricerca, chiamate – per usare un altro acronimo – SERP.
Abbiamo quindi SEO tecnica, che si occupa del codice, degli snippet, della sicurezza, dell’hosting, dell’ottimizzazione per mobile ecc. SEO semantica, che riguarda ad esempio il corretto uso delle keyword, la struttura dei contenuti, l’ottimizzazione delle immagini. E SEO offsite, il cui ruolo è quello di rendere il sito più autorevole agli occhi del motore di ricerca.
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SEA: Search Engine Advertising
L’analisi della SEA ci permette di fare un primo distinguo: la SEO si occupa dei fattori di ranking rispetto ai posizionamenti organici, cioè quelli non sponsorizzati. La SEA, invece, si basa sui contenuti a pagamento, quindi l’advertising, e fa riferimento principalmente alla piattaforma Google Ads. È, infatti, in base alla programmazione delle campagne Google Ads che si può decidere di mostrare i contenuti sulle pagine della SERP di Google, sui siti partner, o magari entrambe le cose.
Si tratta, come possiamo notare, di campagne Pay per Click, in cui a farla da padrone sono le performance degli annunci, il ritorno dell’investimento (ROI, ancora un acronimo), le quali a loro volta dipendono dalla scelta e dalla presenza di parole chiave, dal copy strategico dell’annuncio, e infine dalla pagina di destinazione. Ne consegue che, per fare SEA, occorre conoscere le regole della SEO.
SEM: Search Engine Marketing
E veniamo infine alla SEM, ossia il Search Engine Marketing, termine che racchiude tutte le operazioni, cioè quelle sponsorizzate e non, per ottenere delle performance tramite i motori di ricerca. L’opinione degli esperti è che queste operazioni vadano sempre considerate in modo organico e integrato, nessuna delle due, cioè, è in grado da sola di portare a casa risultati apprezzabili.
Questo vale sia in termini assoluti, sia in termini relativi: mentre infatti la SEA è in grado di portare immediatamente traffico, è grazie alla SEO che i risultati si mantengono e implementano nel lungo periodo. Inoltre, una valutazione integrata dei due aspetti consente di raccogliere un numero maggiore di dati, a tutto beneficio della targettizzazione.
Un ultimo acronimo: la SMO, Social Media Optimization
Aspetto che alcuni marketing strategist tendono, ancora, a sottovalutare, l’ottimizzazione per i social media è, in realtà, fondamentale per quelle aziende che fanno della loro presenza in rete un notevole punto di forza, pensiamo ad esempio agli eCommerce, ma ovviamente vale per tutti (non ha senso, in poche parole, investire nella presenza social se lo si fa in modo inefficace). Quando si imposta una strategia SEM, allora, è bene tener conto anche dei contenuti e dei dati che attengono alle pagine Facebook, ai canali Youtube, ai profili Instagram e così via.
Più in generale, vale per tutte le voci che abbiamo citato, ciò che è necessario è considerare tutti questi aspetti non come compartimenti stagni, ma come parti di una strategia di marketing che devono lavorare tra loro. È un valore che comprendiamo bene se consideriamo, come abbiamo citato nel paragrafo precedente, l’utilità di una valutazione integrata dei dati.
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Qualche riflessione finale
Abbiamo capito allora di cosa parliamo quando parliamo di SEO, SEA, SERP, SEM, SMO. Quello che ci preme ribadire, ora, è come sia fondamentale che i vari valori lavorino in sinergia. Una visione di lungo periodo, orientata al raggiungimento dell’obiettivo della SEM, vale a dire generare traffico qualificato, non può oggi prescindere, infatti, da un processo che tenga conto di tutti i fattori. Ne va del rapporto con la concorrenza e, in ultima analisi, della stessa sopravvivenza dell’attività, specie se parliamo di realtà che vedono nell’online la fonte unica o principale dei propri profitti. Insomma, siamo al caro vecchio “non lasciare nulla al caso”!
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Come creare il sito web aziendale perfetto in poche semplici mosse
Se c’è una cosa che il lockdown ha messo prepotentemente in luce quando parliamo di comunicazione, è l’urgenza di ripensare la presenza online di alcune realtà.
Le piccole medie imprese, le aziende a conduzione familiare, persino alcuni negozi, hanno subito una sorta di shadow ban involontario da quando le persone hanno cominciato a utilizzare il web per ogni loro esigenza.
È così che un sito web obsoleto e male indicizzato è passato dall’essere qualcosa che si poteva considerare trascurabile – psss: non si poteva – alla ragione principale, quando non unica, della mancanza di clienti.
Bene, ora che vi abbiamo involontariamente traumatizzati, passiamo alle buone notizie: non è così difficile mettere in piedi il sito web aziendale perfetto.
Non ci credete? Allora vi consigliamo di continuare a leggere!
Che cos’è un sito web aziendale
Attenzione, la domanda è solo apparentemente banale. Il sito web dell’azienda, infatti, non rappresenta solo la sua – più o meno superficiale – presenza in rete, ma è un vero e proprio biglietto da visita, una vetrina. Parte integrante dell’immagine del brand, deve esprimere in pieno i suoi valori, e ha un fine specifico: portare traffico. Cioè contatti e profitti. Per farlo, occorre che abbia un determinato contenuto che oggi esamineremo insieme.
Come fare un sito web aziendale
Facciamo anzitutto una doverosa premessa: è chiaro che non si possano dettare regole univoche per ogni sito web. Ogni realtà professionale è un’isola in questo senso, e questa unicità è un valore, è la chiave della concorrenza.
Tuttavia, ci sono alcune regole base che valgono per tutti:
- Parliamo di strategia: prima ancora di pensare all’architettura del sito, bisognerebbe aver chiari alcuni punti fondamentali. I punti di forza dell’azienda e il suo contesto economico e sociale, la concorrenza, il target della clientela e gli strumenti di comunicazione più adatti a catturarne l’attenzione. Sono dati necessari a impostare una strategia stabilendo cosa fare, dandosi obiettivi ragionevoli, e concedendosi un po’ di margine per sperimentare e migliorare;
- Diamo ai clienti un’esperienza soddisfacente: gli antropologi direbbero “adottiamo una prospettiva umanocentrica”. Ossia? Ossia mettiamoci nei panni del cliente e stabiliamo un’architettura del sito che metta la sua esperienza al centro. Fluidità, visibilità, facilità nel raggiungere ciò che desidera, possibilità di navigare in modo soddisfacente anche dallo smartphone devono essere i punti di forza del sito;
- Ma concentriamoci anche sugli aspetti tecnici: dietro l’aspetto fluido e semplice di un buon sito web si nasconde una tecnica impeccabile. Un po’ come il trucco per le donne: ci vogliono tre fondotinta diversi per sembrare belle al naturale. Le scelte tecniche, in questa fase, devono andare di pari passo con la strategia di marketing, perché è necessario individuare cosa è meglio che il sito faccia – un esempio banale: se eCommerce o meno – per capire quanto investire. In alcuni casi può bastare un modello predefinito su Wordpress o Shopify, mentre in altri sarà necessario avere più libertà di movimento e, di conseguenza, dover investire più tempo e risorse nella programmazione dei codici, nell’aggiornamento, nella manutenzione e così via;
- Esserci, ma anche farsi trovare: ossia, l’importanza della SEO, l’ottimizzazione per i motori di ricerca, che serve proprio a far sì che il sito web riceva un buon posizionamento tra i risultati quando si cerca, ad esempio “professionisti Ticino”. I motori di ricerca sono, infatti, la sede principale in cui un’attività può trovare clienti, e utilizzare le parole chiave giuste serve a convincere gli algoritmi che il vostro sito web merita di essere messo bene in vista.
- Content is king: abbiamo appena parlato dell’importanza delle keyword. Il loro ruolo, abbiamo detto, è quello di portare traffico. Se però non volete veder scappare lo stesso traffico alla velocità della luce, è bene inserire la strategia SEO nell’ambito di un piano editoriale che metta in primo piano la qualità. Testi facili da comprendere e dal forte impatto persuasivo, accattivanti e “sensati”, cioè in grado di informare effettivamente gli utenti – importante, in questo senso, è anche l’aggiornamento costante – sono fondamentali sia quando si vuole inserire una sezione blog, sia quando si pensa ad esempio alle newsletter o, più in generale, alle adv.
Qualche riflessione finale
Le poche e semplici regole che abbiamo appena descritto dovrebbero farci comprendere anzitutto una cosa, ossia che l’allestimento di un sito web aziendale è un’attività che richiede professionalità.
Non solo quando si tratta di programmazione di codici, ma anche per le decisioni apparentemente più semplici come l’inserimento di una foto o di un testo di 40 parole.
Dipende poi dal tipo di attività stabilire quanto deve essere pregnante la componente web, l’importante però è ricordare che anche la piccola attività cui serve solo uno spazio online in cui indicare indirizzo, orari e numero di telefono, ha bisogno di una pianificazione e di un lavoro alle spalle che rendano la presenza in rete efficace ed efficiente.
Insomma, se avete la percezione che vostro cugino che sta in terza media sappia fare queste cose, è ora di rivedere le vostre opinioni.
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VUOI APRIRE UN ECOMMERCE?
10 consigli per valutare al meglio cosa fare.
LEGGI IL NOSTRO DOCUMENTO
Il consiglio più forte che possiamo dare è quello di affidarsi ad un esperto che abbia idea di tutti gli ingranaggi che fanno grande un negozio on-line, come ad esempio:
🔷 flusso di acquisto
🔷 gestione magazzino
🔷 ottimizzazione piattaforma
🔷 gestione pagamenti
🔷 supporto post-vendita
…. e soprattutto tecniche di webmarketing per portare i tuoi clienti da sconosciuti, a potenziali fino a fidelizzati.
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Ecommerce Ticino? E’ il momento giusto!
Ecommerce Ticno: vendi online i tuoi prodotti e servizi.
Un’analisi Nielsen degli ultimi giorni ha segnalato come il trend delle vendite (Ecommerce Ticino) di prodotti di largo consumo online da lunedì 24 febbraio a domenica 1 marzo sia stato del +81%.
I hashtagticinesi risultano essere gli acquirenti svizzeri più attivi del web: il 42% degli abitanti del Canton Ticino compra merce online più di dodici volte all’anno.
Questa chiusura forzata delle attività ha portato inevitabilmente agli acquisti online.
Da ora in poi la gente sarà ancora più affine all’acquisto online dei prodotti. Ancora di più perchè il trend, anche in Svizzera, è in costante aumento.
Hai mai pensato quindi di portare online la vendita dei tuoi prodotti? E’ il momento giusto. per un aprire un Ecommerce Ticino.
Solo alcuni punti chiave su cui pensare:
– i volumi di affari sono in costante aumento
– si apre un mercato molto più vasto di potenziali consumatori
– si possono mettere in atto azioni di webmarketing dirette per finalizzare le vendite e fidelizzare i clienti per upsell futuri
– lo store online è operativo H24 con costi ridotti rispetto ad uno offline.
Se vuoi affidarti a Studio 24 per lo sviluppo di un sito web e-commerce, siamo a disposizione.
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4 convinzioni errate sul web design
Il cliente ha sempre ragione, e questo è un dogma che nessuno si sognerebbe mai di mettere in discussione. Quando però il cliente decide di rivolgersi a un professionista – e fa bene, perché il web design “fatto in casa” funziona solo se si parla di pasta all’uovo – il professionista dev’essere in grado di indirizzarlo verso ciò che è meglio per lui, anche a costo di contrariarlo, se necessario.
Ed è una cosa che i web designer sanno bene perché, salve poche e benedette eccezioni, con ogni cliente si crea sempre almeno una di queste situazioni:
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Qualche piccolo ritocchino al SEO
Perché c’è la foto di una parrucca con la meta-descrizione di un tavolo da giardino, e perché il sito non è indicizzato come dovrebbe? Si è verificata una delle disgrazie più frequenti: il sito era pronto e perfettamente ottimizzato, ma il cliente è intervenuto per dare un piccolo tocco personale. Avrebbe potuto commissionare la variazione che voleva, ma perché non divertirsi a cambiare qualcosa?
Il cliente vuole essere nella prima pagina dei motori di ricerca ma, a differenza del web designer, non ha idea di cosa sia una keyword. In questi casi, forse, la cosa migliore è spiegargli che, sebbene intervenire sul suo sito sia un suo assoluto diritto, in realtà è sconsigliabile che modifichi proprio tutto, e magari dovrebbe limitarsi alla sezione blog, lasciando stare la grafica e tutti gli altri aspetti più tecnici sui quali l’intervento di un principiante può fare solo danni.
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È pronto (in tavola)? NO.
Un altro errore – ammettiamolo: incolpevole – in cui i clienti cadono frequentemente è il confondere un contenuto web con un prodotto materiale. Qualcosa che, una volta pronto, è definitivo e immutabile, come il tavolo da giardino della meta-descrizione.
Ma un sito web non è un tavolo, e questo significa soprattutto che non è MAI pronto, mai finito, ma anzi: spesso ha bisogno di andare online per verificare eventuali malfunzionamenti o perfezionarne alcuni aspetti. Per non parlare degli aggiornamenti. Attendersi da un contenuto virtuale che vada online solo quando è pronto, finito e immutabile, semplicemente non ha senso.
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Virtuale NON è reale
Ancora in tema di confusione tra prodotto fisico e contenuto virtuale: l’idea che il sito debba andare online già nel pieno delle sue potenzialità. Questo fa sì che il lavoro per realizzarlo sia molto più lungo, e che sia molto più facile per gli utenti incappare in diversi malfunzionamenti. Da sistemare tutti insieme, ancora una volta con dispendio di tempo. E di fiducia, perché presentarsi al pubblico con un sito che zoppica non fa mai una buona impressione.
È molto meglio iniziare con un’interfaccia semplice, dotata di poche funzioni essenziali ma ben performanti, e aggiungere progressivamente contenuti. Il che è anche un modo intelligente per solleticare continuamente la curiosità degli utenti.
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La sindrome del carnevale di Rio
“Già finito? Così poco? Non si potrebbe aggiungere qual cosina?”. Si, si potrebbe. Se il cliente vuole, il web designer può aggiungere anche delle ballerine di samba vestite di paillettes che ballano sullo sfondo. Ma, a meno che non si tratti del sito di una scuola di samba, ha senso?
Un sito web dev’essere semplice, immediatamente riconoscibile, veloce a caricarsi e facile da usare anche con lo smartphone. E se il cliente non ci crede, provate a farlo navigare tra le ballerine di samba per trovare un cacciavite.
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Reskilling, ossia: adattarsi ai tempi che cambiano
In un momento imprecisato, poco prima dell’avvento del nuovo millennio, cominciarono a comparire i manager. Parola dall’oscuro significato, ma dall’indubbio fascino, che conferiva un’allure di importanza a chi la sfoggiava. Siamo dovuti arrivare all’house manager, il maggiordomo, per capire che non è tutto oro quello che luccica.
Perché questa premessa? Perché manager è stata la prima di una lunga serie di parole e – spesso – di mestieri, che la gente fa fatica a capire. Lo sanno bene i graphic designer, che probabilmente dicono alla nonna di fare i tipografi. Eppure bisogna saper stare al passo con i tempi, se non si vuole rimanere schiacciati. Perché? Lo spieghiamo in questo articolo.
Cambiare tutto perché nulla cambi (si, stiamo citando Il Gattopardo, se c’era arrivato lui possiamo farcela anche noi)
La rivoluzione digitale, l’industria 4.0 e l’emergere della gig economy ci hanno messo, e in futuro ci metteranno sempre più spesso, davanti a lavori nuovi, non incasellabili nelle categorie tradizionali. È una tendenza che risponde a un’esigenza ben precisa: quella di figure professionali in grado di gestire tutto ciò che concerne le nuove tecnologie, non solo gli strumenti, ma soprattutto le nuove forme di interazione che ne derivano.
Ci sono due modi di affrontare questo cambiamento. Il primo è quello di maledire le automazioni perché toglieranno lavoro all’uomo. È un atteggiamento poco lungimirante, tendenzialmente prerogativa di soggetti facili al populismo. Studi clinici dimostrano che alla domanda: “scusa, che cos’è un’automazione?” nessuno abbia ancora ricevuto risposta da queste persone. Il secondo è affrontare il cambiamento con il reskilling.
Il reskilling: è una cosa che si mangia?
Anche.* Il reskilling non è altro che la capacità di sapersi reinventare accogliendo il cambiamento. Le nuove tecnologie hanno aperto le porte a un nuovo modo di fare impresa sotto diversi punti di vista, e le potenzialità del mercato ad oggi sono praticamente illimitate. E questo in ogni campo: dal marketing alla realizzazione di prodotti fisici, dalle spedizioni alla filiera alimentare.
Saper fare reskilling significa anzitutto abbracciare questo cambiamento, capire quali aspetti possono valorizzare la propria impresa, acquisire le relative competenze. E magari provare anche ad anticipare i tempi battendo la concorrenza. Come possiamo vedere, la famosa automazione non sottrae posti di lavoro, semmai ne crea di nuovi.
Guida pratica al reskilling
Il primo passo, l’abbiamo capito, è guardare al cambiamento con fiducia anziché con sospetto. E se avete bisogno di una piccola spinta: considerate il fatto che il digitale spesso e volentieri porta ricavi più alti a fronte di investimenti iniziali più bassi. Come? In parte grazie proprio all’automazione dei processi produttivi, in parte grazie alle maggiori possibilità di interazione tra soggetti, favorite da un mercato che non contempla limiti fisici. Il rovescio della medaglia, in questo senso, è che chi non saprà adeguarsi prima o poi non riuscirà più ad essere competitivo sul mercato.
Capire in che modo integrare il digitale nella propria attività, e investire nell’innovazione, saranno dunque passi fondamentali per rimanere sul mercato. Ma perché fermarsi alla sopravvivenza? Davanti a un mercato inesplorato, vincerà chi si farà pioniere. Chi si terrà costantemente in aggiornamento, chi non avrà paura di sperimentare, anche eventualmente sbagliando, chi non smetterà di cercare soluzioni nuove e più convenienti. In poche parole, chi farà del reskilling la propria filosofia di vita.
*Infatti, un ottimo esempio di reskilling è la cucina molecolare, che combina l’arte culinaria con la chimica degli alimenti.
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