Sappiamo bene quanto sia importante per un’azienda costruire un rapporto di fiducia con i propri clienti e quanto lo storytelling giochi un ruolo fondamentale in questo processo. Saper raccontare la filosofia aziendale, comunicare le idee che stanno dietro un progetto, ma anche la passione di chi ci lavora, in poche parole: condividere dei valori, è un mezzo potentissimo per creare un legame stabile e duraturo.
Viviamo però in un’epoca in cui il semplice storytelling, per quanto importante, non è che la base di un racconto che prosegue quasi quotidianamente, avvalendosi anche delle interazioni dei clienti. È questo lo storytelling relazionale.
Una nuova forma di comunicazione nata grazie alle nuove tecnologie
Se pensiamo alla differenza tra un manifesto pubblicitario e una pagina Facebook, è facile realizzare quanto la comunicazione sia cambiata non solo nelle forme, ma anche nei contenuti. Un cambiamento avvenuto anche e soprattutto grazie ai social, che hanno introdotto la possibilità di instaurare un rapporto diretto e quotidiano con i clienti, e di creare una narrazione fondata sui loro bisogni e sui loro desideri.
Possiamo pensare allo storytelling relazionale come a un dialogo, in cui il contenuto del racconto non è predefinito, ma muta in base agli imput dell’interlocutore. Richieste, proteste, situazioni positive e negative: tutto è utile a costruire una storia autentica e spontanea. Lo scopo è quello di rendere più efficace la comunicazione coinvolgendo i suoi destinatari fino a fargli assumere un ruolo attivo.
Le regole dello storytelling relazionale
Ciò che è fondamentale infatti, in questa forma di comunicazione, è la relazione con il cliente. Questo non è più il destinatario della narrazione, ma ne diventa il protagonista. Tutto, dall’azienda ai suoi prodotti, ruotano intorno alla sua figura. La filosofia e i valori aziendali vengono trasmessi in modo indiretto, mostrando come operano nelle situazioni concrete.
Materialmente questo significa spostare l’attenzione dal prodotto e dall’azienda al cliente. Immaginare come il prodotto e i valori aziendali possano accompagnare il cliente in una fase della sua vita, rispondere ai suoi bisogni, aiutarlo nel raggiungere i suoi obiettivi. Così come un dialogo coinvolgente sfrutta diverse modalità, dalla scelta delle parole alla gestualità, per risultare più efficace, allo stesso modo nello storytelling aziendale si lavora per concetti e immagini in modo da trasmettere quante più sensazioni possibili.
Come costruire uno storytelling relazionale efficace
Abbiamo detto che tutto, dalle recensioni alle proteste, è utile alla narrazione. Questo perché la veridicità del racconto, nel caso dello storytelling relazionale, è un elemento davvero imprescindibile. Il buon comunicatore dovrà quindi sintonizzare le antenne sul sentire dei clienti, ed essere in grado prima di tutto di ascoltare, captando le reali esigenze dei destinatari della narrazione.
Solo in questo modo sarà possibile creare un contenuto plausibile, una narrazione che non corra il rischio di essere percepita come artefatta. Trattandosi di un racconto basato sul reale infatti, mai come in questo caso l’artefazione risulterebbe ridondante e fuori luogo. Ciò che è necessario, quindi, ma anche ciò che premia, è mostrare un reale understatement rispetto ai bisogni del cliente, creando così un vero coinvolgimento.