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Se a volte vi siete sentiti ansiosi o addirittura spaventati all’idea di scrivere su un social network, sappiate che non siete soli. Strano a dirsi, soprattutto in un periodo storico in cui non c’è bisogno nemmeno di saper scrivere per commentare un post, ma ci sono persone che provano un senso di inadeguatezza quando si tratta di interagire con un commento.
Magari non ci si sente all’altezza, oppure si teme il giudizio degli altri pensando di sembrare poco intelligenti – di nuovo: assurdo in questo momento storico – e la sensazione di disagio cresce quando, anziché esporsi con la propria persona, ci si espone con il proprio business. Per questo sono in tanti a tenersi alla larga da Linkedin. Il fatto di confrontarsi con altri professionisti e altre realtà dello stesso settore, infatti, può generare davvero molta ansia.
In questo modo, però, ci si preclude un’imperdibile occasione di tenersi aggiornati e farsi nuovi e utilissimi contatti. Ed ecco perché, in questo articolo, ci occuperemo delle cause di questo disagio, e vi daremo alcuni utili consigli per superarlo e sfruttare al meglio Linkedin. Pronti? Cominciamo!
Sentirsi degli impostori: la sindrome che colpisce i bravi
Una delle cause più frequenti che blocca le persone dall’interagire sui social è la sindrome dell’impostore. Si tratta di una vera e propria condizione patologica che colpisce le persone di successo impedendo loro di vedere le proprie skills. Di conseguenza, tutto ciò che ottengono gli sembra frutto di un errore o di un colpo di fortuna, e vivono nel costante timore di essere smascherati. In poche parole, si sente di non meritare davvero il successo.
È la paura di essere smascherati, di far scoprire a tutti che in realtà non ci si è davvero meritati il proprio successo, a spingere queste persone a tenersi a distanza dai social. Maggiore è il confronto, per loro, maggiori sono le possibilità che le persone si rendano conto che non sono poi così capaci.
Come superare la sindrome dell’impostore?
Ora che abbiamo descritto il problema, passiamo a quello che ci interessa davvero: risolverlo. Anzitutto una buona notizia: anche se si tratta di una condizione patologica, la sindrome dell’impostore nella maggior parte dei casi non è grave né invalidante, e si può superare anche adottando dei piccoli accorgimenti. Vediamo quali:
- Pensare che si è su un social: davvero, finché non inviate ogni mattina uno sticker luccicante con scritto “buongiornissimo, kaffee?”, siete a cavallo. E peraltro ad alcuni questi sticker piacciono. Insomma, non siete a una conferenza di esperti del settore, nessuno si aspetta da voi che sfoggiate un Q.I. da M.e.n.s.a., vi basta scrivere qualcosa di leggero e sensato.
- Interazione n.1: i clienti. Oltre a non essere a una conferenza, la maggior parte delle persone che vi leggeranno sono vostri clienti, cioè persone che si rivolgono a voi in quanto professionista. In poche parole: ne sanno meno di voi.
- Interazione n.2: alla larga dalle profezie auto avveranti. Chi soffre della sindrome dell’impostore tende ad adottare comportamenti che confermano la propria convinzione, relazionandosi ad esempio con professionisti dello stesso settore, ma che magari hanno un business su scala molto più ampia, o decenni di know how in più alle spalle. Ecco, non fatelo. O meglio: fatelo in un’ottica di “spia chi è meglio di te e scopri i suoi segreti”, senza però entrare in competizione con chi gioca in un altro campionato.
- Rimanere su un terreno sicuro: parlare esclusivamente di ciò che si conosce – un’abitudine ormai persa sui social – non intervenire se non si ha nulla da dire – idem come sopra – ed esprimere il proprio parere sulla base della propria esperienza, sono ottimi modi per sentirvi sicuri di ciò che scrivete. Inoltre, finché si resta nell’alveo delle opinioni personali, difficilmente ci si espone al rischio di critiche.
L’effetto Dunning-Kruger e la sindrome della tuttologia
Questo effetto non colpisce solo chi si sopravvaluta, ma anche chi invece sottovaluta le proprie competenze. Anche in questo caso, superare il problema è relativamente semplice. Basta chiedere feedback sul proprio operato (ed essere però anche disposti ad ascoltarli). Ma, soprattutto, diventare delle spugne. Anziché pensare di essere arrivati, cioè, tendere a sfruttare ogni occasione per informarsi e imparare.
Cominciare a postare
E adesso, vediamo come affrontare in modo sereno l’approdo sui social. Per prima cosa, va considerato che, di fatto, ci si espone. Al giudizio degli altri, alle loro opinioni, e perché no, anche alle loro critiche. Tenete in considerazione le opinioni, ma prendete cum grano salis giudizi e critiche. I primi perché spesso sono gratuiti, le seconde perché richiedono un certo grado di competenza alla base, ma è raro che chi critica un post sui social ne sia effettivamente dotato.
Detto questo, anche se non tutti i commenti meritano una profonda riflessione, è importante ricordare che, invece, tutti meritano una risposta educata. Anche perché, oggigiorno, basta una risposta sgarbata a un commento imbecille per diventare virali, come molti “epic fail” insegnano: chi si relaziona con l’audience è davvero sotto i riflettori, e rappresenta l’azienda, quindi occorre agire con cautela.
Un altro buon consiglio, è quello di rimanere fedeli all’immagine del proprio brand, sia che si rappresenti un’azienda, sia che si sia liberi professionisti. Il contenuto social non dovrebbe mai deviare da quel complesso di valori con cui i clienti sono abituati a identificarvi. Si parla, in questo caso, di coerenza comunicativa. Questo vale tanto quando si posta, quanto quando si risponde. In questo senso può essere molto utile, prima ancora di aprirsi una pagina, darsi una sorta di codice di autoregolamentazione.
Decidere, ad esempio, se rispondere a tutti o meno, se interagire con chi critica o piuttosto moderare i commenti, cosa fare quando si sbaglia (ammettere l’errore e scusarsi, non dovrebbero esistere altre opzioni e sicuramente non ce ne sono altre che permettano di salvare la faccia.) Condividere queste regole con tutto il team aiuterà non solo a facilitare l’interazione sui social, ma anche a offrire un’immagine organica e sempre coerente con sé stessa, che permetta ai clienti di non sentirsi disorientati.
Allora? Vi abbiamo convinti a iscrivervi?