In un momento imprecisato, poco prima dell’avvento del nuovo millennio, cominciarono a comparire i manager. Parola dall’oscuro significato, ma dall’indubbio fascino, che conferiva un’allure di importanza a chi la sfoggiava. Siamo dovuti arrivare all’house manager, il maggiordomo, per capire che non è tutto oro quello che luccica.
Perché questa premessa? Perché manager è stata la prima di una lunga serie di parole e – spesso – di mestieri, che la gente fa fatica a capire. Lo sanno bene i graphic designer, che probabilmente dicono alla nonna di fare i tipografi. Eppure bisogna saper stare al passo con i tempi, se non si vuole rimanere schiacciati. Perché? Lo spieghiamo in questo articolo.
Cambiare tutto perché nulla cambi (si, stiamo citando Il Gattopardo, se c’era arrivato lui possiamo farcela anche noi)
La rivoluzione digitale, l’industria 4.0 e l’emergere della gig economy ci hanno messo, e in futuro ci metteranno sempre più spesso, davanti a lavori nuovi, non incasellabili nelle categorie tradizionali. È una tendenza che risponde a un’esigenza ben precisa: quella di figure professionali in grado di gestire tutto ciò che concerne le nuove tecnologie, non solo gli strumenti, ma soprattutto le nuove forme di interazione che ne derivano.
Ci sono due modi di affrontare questo cambiamento. Il primo è quello di maledire le automazioni perché toglieranno lavoro all’uomo. È un atteggiamento poco lungimirante, tendenzialmente prerogativa di soggetti facili al populismo. Studi clinici dimostrano che alla domanda: “scusa, che cos’è un’automazione?” nessuno abbia ancora ricevuto risposta da queste persone. Il secondo è affrontare il cambiamento con il reskilling.
Il reskilling: è una cosa che si mangia?
Anche.* Il reskilling non è altro che la capacità di sapersi reinventare accogliendo il cambiamento. Le nuove tecnologie hanno aperto le porte a un nuovo modo di fare impresa sotto diversi punti di vista, e le potenzialità del mercato ad oggi sono praticamente illimitate. E questo in ogni campo: dal marketing alla realizzazione di prodotti fisici, dalle spedizioni alla filiera alimentare.
Saper fare reskilling significa anzitutto abbracciare questo cambiamento, capire quali aspetti possono valorizzare la propria impresa, acquisire le relative competenze. E magari provare anche ad anticipare i tempi battendo la concorrenza. Come possiamo vedere, la famosa automazione non sottrae posti di lavoro, semmai ne crea di nuovi.
Guida pratica al reskilling
Il primo passo, l’abbiamo capito, è guardare al cambiamento con fiducia anziché con sospetto. E se avete bisogno di una piccola spinta: considerate il fatto che il digitale spesso e volentieri porta ricavi più alti a fronte di investimenti iniziali più bassi. Come? In parte grazie proprio all’automazione dei processi produttivi, in parte grazie alle maggiori possibilità di interazione tra soggetti, favorite da un mercato che non contempla limiti fisici. Il rovescio della medaglia, in questo senso, è che chi non saprà adeguarsi prima o poi non riuscirà più ad essere competitivo sul mercato.
Capire in che modo integrare il digitale nella propria attività, e investire nell’innovazione, saranno dunque passi fondamentali per rimanere sul mercato. Ma perché fermarsi alla sopravvivenza? Davanti a un mercato inesplorato, vincerà chi si farà pioniere. Chi si terrà costantemente in aggiornamento, chi non avrà paura di sperimentare, anche eventualmente sbagliando, chi non smetterà di cercare soluzioni nuove e più convenienti. In poche parole, chi farà del reskilling la propria filosofia di vita.
*Infatti, un ottimo esempio di reskilling è la cucina molecolare, che combina l’arte culinaria con la chimica degli alimenti.