Lanciato ufficialmente nel 2018 (ma esisteva già da tempo sotto il nome di Musical.ly), Tik Tok è ormai un fenomeno social che conta oltre un miliardo di utenti. Più qualche detrattore. Già, perché il numero di persone che disinstalla l’app o decide consapevolmente di non installarla è in costante crescita.
Le ragioni sono numerose, e possono suddividersi in due macrocategorie: una scarsa attenzione ai contenuti che si traduce in un rischio per gli utenti più giovani, e una gestione dei dati che solleva interrogativi più che legittimi. Aspetti, entrambi, che potrebbero riflettersi e produrre conseguenze anche nel mondo del social media marketing.
Tik Tok: i rischi per giovani e giovanissimi
Numerosi gli aspetti controversi sollevati dagli stessi utenti di Tik Tok (nonché da qualche osservatore esterno, e persino da studi scientifici) in ordine ai rischi per i giovani, che rappresentano la stragrande maggioranza degli utenti di questo social. Rischi connessi tanto al concept stesso del social, quanto a una moderazione carente, che sembrerebbe peraltro essere frutto di una vera e propria scelta di campo.
– Riduzione dell’attention span: il format di Tik Tok è basato sulla diffusione di video della durata di 15 secondi, una tempistica che “allena” il cervello dei giovani a ridurre la capacità di concentrazione;
– Challenge: le sfide tra ticktockers incoraggiano gli utenti a mettere in pericolo se stessi e altri, e hanno dato luogo nel tempo non solo a infortuni, ma anche a gravi atti di vandalismo e addirittura incendi domestici;
– Contenuti sessuali, cyberbullismo e razzismo: l’assenza di controlli ha fatto sì che il social divenisse la sede elettiva per la diffusione di contenuti sessuali espliciti aventi ad oggetto utenti minorenni (spesso non consenzienti). Molto diffuso anche il cyberbullismo, che spesso comprende contenuti di tipo xenofobo, antisemita o razzista.
Ed è proprio il tema razziale ad aver spinto i tiktoker – così si chiamano gli utenti di Tik Tok – a sollevare i primi dubbi circa una possibile correlazione tra assenza di moderazione e censura, rilevando la limitazione di tag e video antirazzisti.
Questi dubbi sono divenuti quasi una certezza quando il magazine online The Intercept è entrato in possesso di alcuni documenti interni in cui si esortavano i moderatori a focalizzarsi sulla rimozione di video che mostrassero disabilità, povertà e caratteristiche fisiche ritenute non attraenti secondo supposti canoni tradizionali.
Sembrerebbe dunque che l’app concentri le sue risorse sulla creazione di un’atmosfera presuntamente patinata, apolitica e aspirazionale, trascurando la moderazione dei contenuti realmente rischiosi.
Tik tok: privacy, sicurezza dei dati, e il discusso ruolo del governo cinese
Veniamo ora al secondo degli aspetti estremamente controversi di Tik Tok. Un tema che ha sollevato numerosi interrogativi, e che è arrivato a coinvolgere non solo privati cittadini, ma anche governi e comunità internazionali.
A cosa servono tanti dati?
Chiunque installi un’applicazione è consapevole del fatto che alcuni dati verranno tracciati. Questa attività è funzionale in primis (e spesso esclusivamente) a una migliore performatività dell’applicazione stessa.
Nel caso di Tik Tok, tuttavia, i dati tracciati vanno oltre ciò che è necessario per migliorare l’esperienza utente, e includono il contenuto di ogni testo digitato (indipendentemente se inviato o meno) nei messaggi privati. Ma anche il modello dello smartphone, il sistema operativo, la risoluzione dello schermo.
E, infine, la geolocalizzazione, i tasti più utilizzati, e la lista dei contatti. Una grande quantità di informazioni, quindi, che legittima una certa preoccupazione per la privacy.
I dati dei ticktoker sono al sicuro?
La risposta è no. Tik Tok ha subito diversi cyberattacchi, e sono molti gli utenti ad aver denunciato accessi non autorizzati ai loro profili. Inoltre, profili di utenti popolari sono stati hackerati per la diffusione di messaggi d’odio, video estremisti e disinformazione.
Quanto è a rischio la nostra sicurezza?
Il fatto che Tik Tok sia stato bandito in India per ragioni di ordine pubblico, e che USA e Unione Europea ne vietino l’installazione sui device in uso ai membri del governo federale US e delle Istituzioni UE, ci dà una stima piuttosto precisa di quanto poco sicuro sia considerato questo social.
Una scelta legata anche alla compagnia cui appartiene Tik Tok, ByteDance, e al suo rapporto con il governo cinese, che ha generato il timore che il social venisse utilizzato come strumento di propaganda e addirittura di spionaggio.
Tik Tok e il suo futuro nel social media marketing
Rischi per la sicurezza dei dati e per la salute degli utenti, oltre a un rapporto quantomeno controverso con temi ad alto rischio di cancel culture come la discriminazione razziale e religiosa rendono Tik Tok un terreno decisamente pericoloso per l’immagine dei brand.
Probabilmente non avverrà domani – un social che conta oltre un miliardo di utenti, molti dei quali non presenti su altre piattaforme, è difficilmente sostituibile -, ma è lecito ipotizzare che nel prossimo futuro il trend sarà quello di abbandonare Tik Tok, sia da parte degli utenti che, ovviamente, delle aziende.
E nel frattempo? Il consiglio per chi ha già un profilo è quello di agire d’astuzia, moderando la propria presenza e soprattutto prestando molta attenzione alla sicurezza dei dati, ad esempio con l’uso di device dedicati e un controllo costante dell’account.